I CAVALIERI DEL TEMPIO

Nati nel 1099 dopo l'assedio di Gerusalemme per difendere la Terra Santa, ancora oggi sono oggetti di studio e passione!

LE CROCIATE

L'affascinante storia delle Crociate in Terra Santa

sabato 28 settembre 2013

VISITA A SAN GIOVANNINO E AI SUOI SOTTERRANEI

Oggi e domani 29 settembre 2013 dalle ore 15 alle ore 18 sarà possibile visitare la suggestiva chiesa di San Giovannino di Santa Maria del Tempio di Casale Monferrato e i relativi sotterranei. La chiesa di San Giovannino è del 1600 ma è ormai evidente che la chiesa antica su cui sorge il complesso è decisamente più antica. E' certa la presenza di Templari, infatti dove vi erano i templari vi erano anche tre realtà: una chiesa dedicata alla madonna, una a San Giovanni e una commenda dove si lavorava la terra e dove venivano ospitati i pellegrini. Dicono gli organizzatori: "Per l’aiuto grande che ci hanno dato in questo lavoro dobbiamo ringraziare i ragazzi dell’Oratorio del Duomo che hanno faticato duramente e hanno poi donato il ricavo alle missioni del Perù. Vogliamo poi ringraziare Stavri, l’amico albanese che è un po’ il custode della zona retrostante la chiesa da cui si accede ai sotterranei. Stavri lavora per il Consorzio irriguo di S. Giovannino che lì ha il suo deposito. Lui ci ha consegnato le chiavi e ci ha aiutato nella pulizia. Grazie soprattutto alle nostre “Guide”: l’architetto Michela Corti che ha eseguito il rilievo di tutta la chiesa, compresi i sotterranei, l’insegnante di storia dell’arte Marta Barbesino che ha lavorato come guida al Museo e il professor Dionigi Roggero".

LE COLONNE DI SAN GIOVANNI AL SEPOLCRO, BRINDISI

Parliamo ancora una volta di San Giovanni al Sepolcro insieme al ricercatore Federico Sanapo.

Le colonne sembrano leggermente inclinate, anzi sono leggermente inclinate, ma non per un errore di calcolo o tecnico di costruzione, ma si evince qui un disegno fatto a posta. I maestri costruttori medievali, non lasciavano nulla al caso, men che meno gli Ordini Cavallereschi, essi siano Cavalieri del Santo Sepolcro, Templari etc. La forma che rappresenta l'interno della chiesa, è un cerchio simbolo di perfezione, come detto in precedenza, nel quale si forma un ottagono nell'ottagono, forma simile a Castel del Monte, e la Croce delle Otto Beatitudini al centro della chiesa. Ovviamente quest'ultimo simbolo templare, ma anche dei Cavalieri di Malta. La croce delle otto beatitudini ha un particolare,difatti in esoterismo si divide in triangoli sempre piu piccoli, fino a formare la croce appunto templare. Alzando ora lo sguardo al soffitto del tempio, oggi di legno ma in precedenza aveva una cupola, proprio come simbolo del Tempio di Salomone, si può vedere che la chiesa di San Giovanni si apre proprio come un imbuto rovesciato. Un imbuto, simbolo del Calice e della Grande Madre, la Dea. Quest'ultimo culto si collega in ambito pagano alla Dea Iside, al culto di Venere per i romani, e in ambito gnostico al culto della Maddalena, ma anche della Vergine Maria per la tradizione cattolica ortodossa. Solo che di ortodosso il tempio ha ben poco. 
E ce lo dimostra fuori, dove è stata scalpellata una formella a forma di Mitra, e vi fa ben mostra una Capra, simbolo della fertilità nel medioevo, e della Dea. Un inno alla Dea Madre? Il tempio fa pensare proprio di essere costruito in onore della Dea Madre. Si trova pertanto in un punto strategico, contrassegnato dalla Triplice Cinta all'esterno, come già detto. Recenti ricerche stanno dimostrando che la domus romana sottostante potrebbe essere una domus romana di qualche ricco religioso della Roma del II secolo d.C. Questo dimostrerebbe lo stridente contrasto: un tempio pagano, San Giovanni, su una domus ecclesiale. Un insulto alla religione cattolica?? E perchè tutti quei riferimenti al Santo Graal? Perche è stata scoperta una tomba sotto la pavimentazione della chiesa, a cui abbiamo potuto accedere con uno speciale permesso? Il tempio del mistero continua a stupire ancora gli appassionati di esoterismo e i brindisini, che stanno pian piano prendendo coscienza del monumento misterioso e tra i piu visitati dai turisti, che sotto gli occhi hanno una piccola Chartres del Sud!

Articolo di Federico Sanapo. Tutti i diritti riservati

SAN GIOVANNI AL SEPOLCRO, BRINDISI

Riportiamo con estremo piacere una relazione di Federico Sanapo, nostro nuovo collaboratore e valente ricercatore....


Questo è l'ingresso della chiesetta circolare di Brindisi, dedicata a San Giovanni al Sepolcro. Come vedi la facciata principale è scandita da due leoni stilofori (su colonne), sui cui capitelli si apre il protiro, una componente di origine gotica, aggiunto successivamente alla costruzione della chiesa. Anche il portale che qui vi si apre è frutto di un'"ammodarnamento" successivo, in quanto il portale principale (la chiesa ne ha ben 3) si trovava come detto precedentemente al portale est, questo ingresso fu probabilmente realizzato per i pellegrini. Perchè? Si è notato la strana particolarità dell'accesso. Difatti si trova scostato dalla vista dell'altare. Abbiamo riprovato con una collega a fare e rifare il giro piu volte, fino a quanto ci siamo accorti che per giungere all'altare bisognava fare un giro intorno alle colonne del perimetro "esterno" della chiesa. la chiesa ha due ordini di colonne 8 libere, e otto addossate sulle pareti, a forma di mezzaluna. Insomma si ricrea il Labirinto, elemento che si ritrova nelle cattedrali medioevali, tipo quella di Chartres. In piu la chiesa e costruita secondo le "note musicali" ancora otto, do-re-mi-fal-la-sol-la-si. Infatti se anche piu persone parlano all'interno della chiesa, e si può provare e dimostrare,dal vivo, il suono si sente perfetto e si riesce tranquillamente a parlare, e il suono si scandisce perfettamente anche stando da soli. Ancora un metodo di costruzione probabilmente usato, per la costruzione delle cattedrali gotiche. Il codice alfa-numerico mostrato in precedenza, potrebbe riflettere proprio la costruzione del tempio, recenti scoperte hanno dimostrato,avere un'altro significato sconvolgente. 

Nella prima vi è la rappresentazione di due lottatori che si prendono per i capelli, la lotta tra bene e male, poi nella seconda abbiamo uno dei due leoni stilofori che sostengono le colonne del protiro. Nella terza un affresco datato XII-XIII secolo di San Giorgio che uccide il Drago, affresco onnipresente in chiese dell'ordine templare, anche se forse non è direttamente collegato alla loro opera. Sappi che gli affreschi sono posteriori alla costruzione della chiesa, che è del 1099. Nella quarta di questa serie un ippogrifo, animale mitico dei bestiari medioevali, simbolo di vittoria, che toglie il veleno dalla bocca del serpente, e nella parte sottostante un leone attacca una lupa, simbolo del trionfo del bene sul male. Queste raffigurazioni del portale si trovano sulla parte sinistra del portale nord della chiesa da cui oggi si accede normalmente, che un tempo i pellegrini usavano per entrare, mentre i cavalieri e gli uomini di chiesa entravano dall'altro portale, quello est, dove vi e rappresentato un Bestiarium Medievale!







Nella prima foto puoi vedere Emiliano il numero 1631 che abbiamo rinvenuto a San Giovanni. analizzandolo è venuta fuori una cosa sorprendente, il numero 11, ma si potrebbe ricollegare ai versetti della Bibbia della creazione, nella terza foto una croce templare scolpita nella pietra all'esterno di san giovanni. Nell'ultima foto una scoperta sconcertante, non pubblicata sul libro, in cui si vede una piramide, del tutto massonica con l'occhio...insomma! Non pubblicata perché scoperta dopo, si trova in una parte oggi inaccessibile del tempio che a breve verrà aperta!





PIAZZA DEI CAVALIERI DI MALTA A ROMA

Sul colle Aventino, accanto alla splendida Basilica di Santa Sabina e al suggestivo parco degli aranci, sorge piazza dei Cavalieri di Malta; progettata nel 1756 a Giovan Battista Piranesi prende il nome dai Cavalieri di Malta ma cui sede è al di là del particolare portone dal cui buco della serratura si vede la Cupola di San Pietro che fa da sfondo ad un viale alberato progettato ad hoc. Il complesso risale al 939 e fu concepito come un monastero benedettino. Nel 1312, dopo la soppressione dell'Ordine dei Templari, la proprietà passò ai Cavalieri di Rodi. Nel 1552 il nome divenne Sovrano Ordine di Malta per poi diventare Gran Piorato di Roma dei Cavalieri di Malta. Piranesi ottenne l'incarico da Giovan Battista Rezzonico, cardinale, nipote di papa Clemente XIII; lo stesso Piranesi era un affiliato dell'Ordine e proprio per questo inserì simboli, motti, e strutture architettoniche care ai Templari.
Il Colle Aventino era considerata una nave pronta a salpare verso la Terra Santa. Al di là del suggestivo portone c'è la Chiesa di Santa Maria del Priorato che fu ristrutturata nel XVIII da Piranesi che la decorò con stucchi ed ornamenti pregiati. Vi si possono notare serpenti, navi e croci. La Chiesa fu concepita come un codice segreto, la cui facciata rappresenta un testo ermetico di difficile traduzione. Ai lati del portale di ingresso c'è la scritta FERT (Fortitudo Eius Rodum Tenuit (La sua fortezza preservò Rodi), interpretazione menzionata in un documento araldico del 1873; si riferisce all'episodio che ebbe come protagonista Amedeo III il quale resistette all'attacco delle truppe ottomane a Rodi)  e una serie di simboli massonici. Tra gli altri simboli abbiamo mezzelune incatenate, la torre e la croce di Malta.

(c) San Pietro dall'Occhio

(c) Piazza dei Cavalieri di Malta




 (c) Un po' di storia della Piazza

(c) Il Portone con l'occhio da cui si vede San Pietro

(c) Particolare del Portone

(c) Croce Patente sul Portone

(c) Villa del Priorato

(c) Villa del Priorato dopo essere entrati nel grande giardino

CHIESA DI SANTA MARIA DEL TEMPIO A SUTRI

La chiesa di Santa Maria del Tempio è una chiesa sconsacrata di Sutri, lungo la via Cassia. Essa risale al XIII secolo ed apparteneva all’Ordine dei Cavalieri del Tempio, più conosciuti come Templari. Quando questi vennero soppressi nel XIV secolo la chiesa passò all’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, per cui essa è conosciuta anche col nome di chiesa di San Giovanni. Sopra il portale d’ingresso è posta una targa marmorea che ricorda che la chiesa, nel XV secolo, era data in commenda alla chiesa di Santa Maria in Carbonara di Viterbo. All’interno della chiesa, oggi sconsacrata, sono visibili resti di affreschi di epoche diverse. Sul lato destro della facciata vi è un piccolo campanile a vela.La chiesa fa parte del Parco urbano dell'antichissima Città di Sutri, istituito nel 1988: essa è adibita a centro-servizi del parco.

Fonte: Wikipedia
Sito web: http://www.angolohermes.com/Luoghi/Lazio/Sutri/S_Maria_Tempio.html

mercoledì 25 settembre 2013

INFLUENZE TEMPLARI ED ESOTERICHE A VILLA SAN MARTINO (PU)

Villa San Martino si trova a Saltara, nelle Marche e precisamente in provincia di Pesaro e Urbino. Il luogo è particolarmente interessante per gli appassionati di esoterismo e dei Cavalieri Templari i cui riti sono custoditi nella suggestiva cripta della villa. Le testimonianze ci parlano di una cappella dedicata a San Martino nel 1165 e probabilmente fino al 1300 la villa era una commenda templare: questo si evince dal fatto che tutta la struttura veniva usata per le nuove iniziazioni ad ordini cavallereschi molti dei quali avevano riti che trovavano terreno fertile nel mondo dell'esoterismo. La struttura sotterranea è composta da quattro croci di Lorena che formano quattro angoli retti: uno dei bracci della croce finisce in una grande sala la cui volta a botte è decorata con una croce bianca e rossa, simbolo più evidente dell'Ordine Templare. Anche i mattoni sono disposti a croce al centro della quale si trova un pozzo, elemento dal forte sapore simbolico, che probabilmente era usato per le cerimonie di purificazione precedenti all'iniziazione (Veglia della Spada). Ora Villa del Balì, altro nome con cui è conosciuta questa suggestiva villa, è un centro scientifico all'avanguardia specializzato in fisica, matematica, astronomia e astrofisica. All'interno vi è un planetario.

Per informazioni

lunedì 23 settembre 2013

GERACE E' STATA NOMINATA CITTA' FEDERICIANA

Gerace, in provincia di Reggio Calabria, è stata insignita del titolo di Città Federiciana dal Sovrano Ordine Monastico Militare dei Cavalieri Templari Federiciani "per la sua storia millenaria e gloriosa; quale faro di spiritualita'; fedele testimonianza degli ideali di pace, di dialogo interreligioso, di fratellanza e di pluralita' veicolati dalla cultura federiciana. Perche', nobilitata dai suoi insigni monumenti, dai suoi illustri personaggi del passato e dalle secolari tradizioni civili e culturali, ancora oggi si ripropone al mondo intero come icona di bellezza e di grandezza". Il Gran Priore del Sud Italia e dell'Oriente Renato Mollica ha letto la motivazione del premio nella Sala Consiliare del Municipio, motivazione consegnata su pergamena al sindaco Giuseppe Varacalli. Qualche minuto prima il Gran Maestro Armeri ha tracciato un profilo della storia di Gerace evidenziandone le opere compiute per la diffusione e della cultura e solidarietà, per la lotta dei ritti umani e politici.

giovedì 19 settembre 2013

I TEMPLARI A BOLOGNA, L'UNIVERSITA' DI NOTTINGHAM FINANZIA GLI SCAVI - 12/10/2013 CONVEGNO LIBERA ASSOCIAZIONE RICERCATORI TEMPLARI ITALIANI

Giampiero Bagni, giovane archeologo bolognese ha confermato le teorie che vedono Bologna intrisa di cultura templare: basandosi su dati scientifici ha individuato la sede del consesso in strada Maggiore e trovato i resti dell'ultimo avvocato dei Templari durante il processo del 1310, l'enigmatico Pietro Da Bologna. La scoperta è stata pubblicata col titolo "“Templari a Bologna – Sulle tracce di frate Pietro” e ne è stato fatto anche dvd dal medesimo titolo. Bagni sta girando l'Europa diventando anche relatore di un convegno internazionale a Londra dedicato agli ordini cavallereschi. Al ritorno ha affermato «di avere la percezione, di aver convinto gli esperti, giunti da tutto il mondo, della mia identificazione di Pietro da Bologna con il Pietro Roda ricomparso a Bologna dopo il processo di Parigi, con la confisca dei beni templari, e la sua fuga dalle prigioni francesi».Bagni parteciperà al Convegno della LARTI (Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani) che si terrà a Bologna il 12 ottobre alle ore 9.00 e durerà fino le 19.30 nella sala dei Cavalieri in via Torleone 12 con ingresso aperto a tutti. La figura di Pietro da Bologna è assai enigmatica; fuggito dalle carceri parigine nel 1310 per motivi ancora oscuri, sembrerebbe riposare sotto il nome di Pietro Roda o Puietro da Monte Acuto nel cimitero templare sotto strada Maggiore. E non è una università italiana a supportare il giovane archeologo, ma quella di Nottingham pronta ad aiutare Bagni a trovare conferme alle sue teorie

LARTI (Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani)
Ingresso Libero
12/10/2013 Sala dei Cavalieri
Dalle ore 9.00 - 19.30

Indirizzo: via Torleone 1/2, Bologna

mercoledì 18 settembre 2013

LA BOLLA AD PROVIDAM



Nella bolla ”Ad providam” del 2 Maggio 1312, si parlava delle proprietà dell’Ordine del Tempio, le quali venivano trasferite all’Ordine degli Ospitalieri (con l’eccezione di Spagna e Portogallo, dove, dalle ceneri dell ‘Ordine del Tempio, macquero L’ordine di Montesa e l’Ordine di Cristo).

LA BOLLA VOX IN EXCELSO - VERSIONE INTEGRALE IN ITALIANO

Il documento che pose fine alla leggenda dei Cavalieri Templari

Clemente V
Clemente vescovo, servo dei servi di Dio, a perpetuo ricordo dell'avvenimento: Si è udita, nell'alto, una voce di' lamento, di pianto e di lutto. Poiché è venuto il tempo nel quale il Signore si lamenta per bocca del profeta: Questa casa si è trasformata Per une in causa di furore e di indignazione,- e sarà tolta via dal mio cospetto per la malvagità dei suoi figli, perché essi mi provocarono all'ira, rivolgendomi le spalle, non la faccia, e collocando i loro idoli nella (mia) casa, nella quale è stato invocato il mio nome, per contaminarla. Costruirono alture in nome di Baal, per iniziare e consacrare i loro figli agli idoli e ai demoni. Hanno Peccato gravemente come nei giorni di Gabaa.

All'udire questa voce orrenda, e per l'orrore di tanta ignominia, - chi intese mai, infatti, una tale cosa? chi vide mai una cosa simile? - Caddi nell',udirla, mi rattristai nel vederla, il mio cuore si amareggiò, e le tenebre uni fecero rimanere stupefatto. Infatti la voce del popolo (sale) dalla città, la voce (esce) dal tempio, (è) la voce del Signore che rende la mercede ai suoi nemici.E il profeta è costretto ad esclamare: Da ad essi, Signore, un seno senza figli, e mammelle senza latte. La loro malizia si è resa manifesta per la loro perdizione. Scacciali dalla tua casa, e si secchi la loro radice; non portino frutto; non sia più, questa casa, causa di amarezza, e spina di dolore. Non è poca, infatti, la sua infedeltà: essa che immola i suoi figli e li dà e li consacra ai demoni e non a Dio, a dèi che essi ignoravano. Quindi questa casa sarà abbandonata e oggetto di vergogna, maledetta e deserta, sconvolta, ridotta in polvere, ultimo deserto, senza vie, arido per l'ira di Dio, che ha disprezzato. Non sia abitata, ma venga ridotta in solitudine; tutti si meraviglino di essa e fischino con disprezzo sulle sue piaghe. Dio, infatti non ha scelto la gente per il luogo, ma il luogo per la gente. Quindi il luogo stesso del tempio partecipa dei mali del popolo: cosa che il Signore disse chiaramente a Salomone, quando questi gli edificò il tempio, e fu riempito dalla sapienza come da un fiume: Se i vostri figli si allontaneranno da me, non seguendomi e non onorandomi, ma andando dietro e onorando gli dèi degli altri, e adorandoli, li scaccerò dalla mia faccia, e li allontanerò dalla terra che diedi loro, rigetterò dal mio cospetto il tempio che resi santo col mio nome, e sarà portato di bocca in bocca, e diventerà l'esempio e la favola dei popoli. Tutti i passanti, vedendolo, si meraviglieranno, e fischieranno, e diranno: "Perché il Signore ha trattato cosi questo tempio e questa casa?" E risponderanno: "Perché si sono allontanati dal Signore, loro Dio, che li ha comprati e riscattati, ed hanno seguito Baal ed altri dèi e li hanno onorati e adorati. Per questo il Signore ha fatto si che accadesse loro questa grande disgrazia" . 
Già dalla nostra elevazione al sommo pontificato, anche prima che ci recassimo a Lione dove abbiamo ricevuto la nostra incoronazione; e poi dopo, sia li che altrove, qualche relazione fattaci in segreto ci informava che il maestro, i priori, ed altri frati dell'ordine della milizia del Tempio di Gerusalemme, ed anche l'ordine stesso - essi che erano stati posti nelle terre d'oltremare proprio a difesa del patrimonio di Nostro Signore Gesù Cristo, e come speciali e principali difensori della fede cattolica e della Terra Santa, sembravano curare più d'ogni altro tutto ciò che riguarda la stessa Terra Santa, per cui la sacrosanta chiesa Romana, trattando gli stessi frati e l'ordine con una particolare benevolenza, li ha armati col segno della croce contro i nemici di Cristo, li ha esaltati con molti onori e li ha muniti di diverse esenzioni e privilegi; e che in molti modi erano, proprio per questo, aiutati da essa e da tutti i buoni fedeli di Cristo con moltiplicate elargizioni di beni - essi dunque contro lo stesso Signore Gesù Cristo erano caduti in una innominabile apostasia, nella scelleratezza di una vergognosa idolatria, nel peccato esecrabile dei Sodomiti e in varie altre eresie. E poiché non era verosimile e sembrava incredibile che omini tanto religiosi, i quali avevano sparso spesso il loro sangue per il nome di Cristo, e che esponevano frequentemente le loro persone ai pericoli mortali e che mostravano grandi segni di devozione sia nei divini uffici, quanto nei digiuni e in altre pratiche di devozione, fossero poi cosi incuranti della propria salvezza, da perpetrare tali enormità specie se si considera che quest'ordine ha avuto un inizio buono e santo e il favore dell'approvazione dalla sede apostolica, e che la sua regola, perché santa, degna e giusta, ha meritato di essere approvata dalla stessa sede - non volevamo prestare orecchio a queste insinuazioni e delazioni, ammaestrati dagli esempi del Signore stesso e dalle dottrine della sacra scrittura. Ma poi il nostro carissimo figlio in Cristo Filippo, illustre re dei Francesi, cui erano stati rivelati gli stessi delitti, non per febbre di avarizia - non aveva, infatti, alcuna intenzione di rivendicare o di appropriarsi dei beni dei Templari; nel suo regno, anzi, li trascurò tenendosi del tutto lontano da questo affare - ma acceso dallo zelo della vera fede, seguendo le orme illustri dei suoi progenitori, volendo istruirci ed informarci a questo riguardo, ci ha fatto pervenire per mezzo di ambasciatori o di lettere, molte e gravi informazioni. Le voci infamanti contro i Templari ed il loro ordine si facevano sempre più consistenti e persino un soldato dello stesso ordine, appartenente all'alta nobiltà, che godeva nell'ordine di non poca stima, depose dinanzi a noi, segretamente e sotto giuramento, che egli, quando fu ammesso nell'ordine, per suggerimento di chi lo ammetteva, e alla presenza di alcuni altri Templari, aveva negato Cristo ed aveva sputato sulla Croce che gli veniva mostrata da colui che lo riceveva nell'ordine. Egli disse anche di aver visto il maestro dei Templari (che ancora vive) ricevere nello stesso ordine d'oltremare un soldato allo stesso modo, cioè col rinnegamento di Cristo e con lo sputare sulla Croce, alla presenza di ben duecento frati dello stesso ordine, e di aver sentito che si diceva esser quello il modo normale osservato nell'ammettere i frati dello stesso ordine: cioè che, dietro suggerimento di chi riceveva o di un suo delegato a questa cerimonia, colui che veniva ammesso doveva negare Gesù Cristo, e sputare sulla Croce che gli veniva mostrata, come segno di disprezzo a Cristo crocifisso, e che sia chi ammetteva, sia chi veniva ammesso compiva altre azioni illecite e sconvenienti all'onestà cristiana, come egli stesso allora confessò dinanzi a noi. Poiché, dunque, il dovere ci spingeva a questo nostro ufficio, non abbiamo potuto fare a meno di porgere ascolto a tanti e cosi grandi clamori. Finalmente, la voce pubblica e la clamorosa denunzia del suddetto re, di duchi, conti, baroni ed altri nobili, del clero e del popolo del regno francese, che vengono alla nostra presenza proprio a questo scopo, sia personalmente che per mezzo di procuratori o di rappresentanti, ha fatto giungere alle nostre orecchie - lo diciamo con dolore - che il maestro, i priori ed altri frati di quest'ordine, e l'ordine stesso, in sé, erano coinvolti in questi ed in altri crimini, e che ciò è provato da molte confessioni, attestazioni e deposizioni dello stesso maestro, del visitatore di Francia e di molti priori e frati dell'ordine davanti a molti prelati e all'inquisitore per l'eresia - deposizioni fatte e ricevute nel regno di Francia previo interessamento dell'autorità apostolica, redatte in pubblici documenti, e mostrate a noi e ai nostri fratelli. Inoltre, questa fama e queste voci clamorose erano divenute cosi insistenti, ed avevano lasciato chiaramente capire, contro l'ordine stesso e contro i singoli membri, che la cosa non poteva ormai esser più oltre trascurata senza grave scandalo e tollerata senza imminente pericolo per la fede, noi, seguendo le orme di colui, di cui, benché indegni, facciamo le veci, qui in terra, abbiamo creduto bene dover procedere ad una inchiesta. Abbiamo, quindi, fatto venire alla nostra presenza molti priori, sacerdoti, soldati, ed altri frati di quest'ordine di non poca fama; abbiamo fatto prestar loro giuramento, li abbiamo scongiurati pressantemente per il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, invocando il divino giudizio, che in virtù di santa obbedienza - dato che si trovavano ora in luogo sicuro ed adatto, dove non c'era assolutamente nulla da temere, nonostante le confessioni fatte da essi dinanzi ad altri, per le quali noi non volevamo che ne derivasse qualche danno a coloro che le avevano fatte - dicessero sulla questione accennata la pura e semplice verità. Li abbiamo quindi interrogati su questo argomento e ne abbiamo esaminati settantadue. Ci assistevano con attenzione molti dei nostri fratelli cardinali; abbiamo fatto redigere in documento autentico le loro confessioni per mano di un notaio alla presenza nostra e dei nostri fratelli, e poi, dopo qualche giorno, le abbiamo fatte leggere alla loro presenza in Concistoro, e le abbiamo fatte esporre nella lingua volgare, a ciascuno di essi, che confermandole espressamente e spontaneamente le approvarono cosi come erano state recitate. Dopo ciò, volendo indagare personalmente su questa questione col maestro generale, con il visitatore di Francia e con i principali priori dell'ordine, ordinammo allo stesso maestro generale e al visitatore d'oltremare, e ai priori maggiori di Normandia, d'Aquitania e della provincia di Poitiers di presentarsi a noi che eravamo a Poitiers. Molti, però, erano infermi, in quel tempo, e non potevano cavalcare, né esser condotti agevolmente alla nostra presenza. Noi, allora, volendo conoscere la verità su tutto quanto e se fossero vere le loro confessioni e deposizioni, rese all'inquisitore per l'eresia nel suddetto regno di Francia, alla presenza di alcuni pubblici notai e di molte altre oneste persone, e presentate a noi e ai cardinali dallo stesso inquisitore, demmo l'incarico e ordinammo ai nostri diletti figli Berengario, allora cardinale del titolo dei SS. Nereo ed Achilleo, ora vescovo di Frascati, Stefano, cardinale del titolo di S. Ciriaco alle Terme, e Landulfo cardinale del titolo di Sant'Angelo, della cui prudenza, esperienza e fedeltà, abbiamo illimitata fiducia, perché essi col suddetto maestro generale, col visitatore e coi priori, sia contro di essi e le singole persone dell'ordine, sia contro l'ordine in quanto tale, cercassero di scoprire la verità e di farci sapere quanto avessero trovato a questo riguardo e ci riferissero e presentassero le loro confessioni e deposizioni, messe per iscritto, per mezzo di pubblico notaio, pronti a concedere allo stesso maestro, al visitatore e ai priori il beneficio dell'assoluzione dalla sentenza di scomunica, in cui avrebbero dovuto incorrere per i suddetti delitti se fossero risultati veri, qualora l'avessero chiesta umilmente e devotamente, come avrebbero dovuto. I cardinali, recandosi personalmente dal maestro generale, dal visitatore e dai priori, esposero il motivo della loro venuta. E poiché le persone di questi e degli altri Templari che si trovavano nel regno di Francia ci erano state presentate come persone che liberamente e senza timore di nessuno avrebbero manifestato pienamente e sinceramente la verità agli stessi cardinali, questi ingiunsero loro di far ciò in nome dell'autorità apostolica. Allora il maestro generale, il visitatore e i priori della Normandia, d'oltremare, d'Aquitania, della provincia di Poitiers, alla presenza dei tre cardinali, di quattro pubblici notai, e di molte altre persone degne di rispetto, prestato giuramento sui santi Evangeli, che, sull'argomento in questione avrebbero detto la pura e completa verità, alla loro presenza, uno per uno, liberamente, spontaneamente, senza alcuna costrizione o terrore, fecero la loro deposizione, e fra le altre cose confessarono di aver negato Cristo e di aver sputato sulla croce, quando furono ricevuti nell'ordine di Templari; e alcuni di essi confessarono anche di aver ricevuto molti frati nella stessa forma, esigendo, cioè, che si negasse Cristo e si sputasse sulla Croce. Alcuni di essi hanno confessato anche altri fatti orribili e vergognosi, che al presente taciamo. Dissero anche e confessarono che quanto era contenuto nelle confessioni e deposizioni da loro fatte dinanzi all'inquisitore suddetto, era vero. Queste confessioni e deposizioni del maestro generale, del visitatore e dei priori, redatte in pubblico documento da quattro notai pubblici, alla presenza dello stesso maestro, visitatore e priori e di altre persone degne di fede, e solo dopo aver lasciato trascorrere lo spazio di alcuni giorni, furono lette agli stessi, per ordine e alla presenza dei cardinali, ed inoltre tradotte a ciascuno di essi nella propria lingua. Essi le riconobbero per proprie ed espressamente e spontaneamente le approvarono, cosi com'erano state recitate. Da queste confessioni e deposizioni, essi, in ginocchio e con le mani congiunte, umilmente, devotamente e con abbondante effusione di lacrime, chiesero ai cardinali l'assoluzione dalla scomunica, nella quale erano incorsi per i delitti predetti. I cardinali, poiché la chiesa non chiude mai il suo grembo a chi ritorna, appena il maestro, il visitatore e i priori ebbero abiurato l'eresia concessero ad essi per nostra autorità, e nella forma consueta della chiesa, il beneficio dell'assoluzione; quindi, tornando alla nostra presenza, ci presentarono le confessioni e le deposizioni del maestro, del visitatore e dei priori, redatte in pubblico documento, da persone pubbliche, com'è stato detto, e ci riferirono quello che avevano fatto coi suddetti maestro, visitatore e priori. Da queste confessioni e deposizioni trovammo che spesso il maestro, il visitatore della Terra d'oltremare e questi priori della Normandia, dell'Aquitania e della regione di Poitiers, anche se alcuni maggiormente ed altri meno, avevano mancato gravemente. E considerando che delitti cosi orrendi non avrebbero potuto né dovuto esser lasciati impuniti, senza far ingiuria a Dio onnipotente e a tutti i cattolici, chiesto consiglio ai nostri fratelli cardinali, pensammo che si dovesse fare un'inchiesta per mezzo degli ordinari locali e di altre persone fedeli e sagge, da deputarsi a ciò, sui singoli membri dello stesso ordine, e sull'ordine come tale, per mezzo di inquisitori appositamente deputati. Dopo di ciò, sia gli ordinari che quelli da noi deputati contro i singoli membri dell'ordine e gli inquisitori per l'ordine nel suo insieme hanno svolto indagini in ogni parte del mondo e le hanno infine rimesse al nostro esame. Di esse, parte furono lette con ogni diligenza ed esaminate con cura da noi in persona e dai nostri fratelli cardinali di santa romana chiesa, le altre, da molti uomini coltissimi, prudenti, fedeli, col santo timore di Dio nel cuore, zelanti della fede cattolica, e pratici, sia prelati che non prelati, presso Malaucène, nella diocesi di Vaison. Dopo ciò, giunti a Vienne, essendo già presenti moltissimi patriarchi, arcivescovi, vescovi eletti, abati, esenti e non esenti, ed altri prelati, ed inoltre procuratori di prelati assenti e di capitoli, ivi radunati per il concilio da noi convocato, Noi, dopo la prima sessione tenuta con i predetti cardinali, prelati, procuratori, in cui credemmo bene esporre loro le cause della convocazione del concilio, - poiché era difficile, anzi impossibile che i cardinali e tutti i prelati e procuratori, convenuti nel presente concilio, potessero raccogliersi alla nostra presenza per trattare sul modo di procedere riguardo al problema dei frati del predetto ordine - per nostro ordine dal numero complessivo dei prelati e dei procuratori presenti al concilio, furono scelti concordemente alcuni patriarchi, arcivescovi, vescovi, abati, esenti e non esenti, ed altri prelati e procuratori di ogni parte della cristianità, di qualsiasi lingua, nazione, regione, tra i più esperti, discreti, adatti a dare un consiglio in tale e cosi importante questione e a trattare con noi e con i suddetti cardinali un fatto cosi importante. Quindi abbiamo fatto leggere attentamente, dinanzi ai prelati e ai procuratori, per più giorni, finché essi vollero ascoltare, le attestazioni raccolte di cui abbiamo parlato, riguardanti l'inchiesta sull'ordine predetto, nella sede del concilio, cioè nella chiesa cattedrale; e in seguito queste stesse attestazioni e i riassunti che ne sono stati fatti sono state viste, lette attentamente ed esaminate da molti venerabili cardinali, dal patriarca di Aquileia, da arcivescovi e vescovi presenti al concilio, scelti e destinati a ciò da quelli che erano stati eletti del concilio con grande diligenza e sollecitudine. A questi cardinali, pertanto, patriarchi, arcivescovi, vescovi, abati, esenti e non esenti, agli altri prelati e procuratori, eletti proprio per questa questione, quando furono alla nostra presenza fu da noi rivolto il quesito in segreto, come si dovesse procedere in tale problema, tanto più che alcuni Templari si offrivano a difendere il loro ordine. Alla maggior parte dei cardinali e quasi a tutto il concilio, a quelli cioè che, come abbiamo detto, erano stati eletti dal concilio, e per questa questione rappresentano il concilio intero, insomma alla grande maggioranza, circa quattro quinti di quelli che si trovavano al concilio da ciascuna nazione, sembrò indubitato - e i prelati in questione e i procuratori diedero in tal senso il loro parere - che si dovesse concedere a quell'ordine il diritto di difesa, e che esso, sulla base di ciò che era stato provato fino a quel momento, non potesse esser condannato per quelle eresie a proposito delle quali erano state fatte le indagini contro di esso, senza offesa di Dio e oltraggio del diritto. Alcuni, invece, dicevano che quei frati non dovevano essere ammessi a difendere l'ordine, e che noi non dovevamo concedere ad essi (tale) facoltà. Se, infatti, dicevano, si permettesse e si concedesse la difesa dell'ordine, ne seguirebbe un pericolo per la questione stessa e non poco danno per l'aiuto alla Terra Santa. E aggiungevano molte altre ragioni. Ora, è vero che dai processi svolti contro quest'ordine, esso non può canonicamente esser dichiarato eretico con sentenza definitiva; ma lo stesso ordine, a causa di quelle eresie che gli vengono attribuite ha conseguito una pessima fama. Moltissimi suoi membri, tra cui il maestro generale, il visitatore di Francia e i priori più in vista, attraverso le loro confessioni spontanee fatte a riguardo di queste eresie sono state convinti di errori e delitti e, inoltre, le confessioni predette rendono questo ordine molto sospetto, e questa infamia e questa diffidenza lo rendono addirittura abominevole e odioso alla chiesa santa di Dio, ai suoi prelati, ai suoi re, ai principi cristiani e agli altri cattolici. Inoltre, si può verisimilmente credere che da ora in poi non si troverebbe persona disposta ad entrare in quest'ordine, e che quindi esso diverrebbe inutile alla chiesa di Dio e al proseguimento dell'impresa della Terra Santa, al cui servizio era stato destinato. Poiché dal rinvio della decisione, cioè dalla sistemazione di questa faccenda - alla cui definizione e promulgazione era stato da noi assegnato per i frati di quest'ordine un termine nel presente concilio - seguirebbe la totale perdita, distruzione e dilapidazione dei beni del Tempio, che da tempo sono stati offerti, legati, concessi dai fedeli di Cristo in aiuto della Terra Santa e per combattere i nemici della fede cristiana; considerato che secondo alcuni si deve promulgare subito la sentenza di condanna contro l'ordine dei Templari per i loro delitti, e secondo altri invece non si potrebbe sulla base dei processi già fatti contro lo stesso ordine, emettere sentenza di condanna, noi, dopo lunga e matura riflessione, avendo dinanzi agli occhi unicamente Dio e guardando solo all'utilità della Terra Santa, senza inclinare né a destra né a sinistra, abbiamo pensato bene doversi scegliere la via della decisione e della sistemazione, attraverso la quale saranno tolti gli scandali, saranno evitati i pericoli, e saranno conservati i beni in sussidio della Terra Santa. L'infamia, il sospetto, le clamorose relazioni e le altre cose già dette, tutte a sfavore dell'ordine, ed inoltre l'ammissione nascosta e clandestina dei frati dello stesso ordine, la differenza di molti di quei frati dal comune comportamento, dal modo di vivere e dai costumi degli altri cristiani, specie poi per il fatto che ammettendo nuovi membri li obbligavano a non rivelare il modo della loro ammissione, e a non uscire dall'ordine, inducono a presumere contro di loro. Riflettendo, inoltre, che da tutto ciò è nato contro quest'ordine un grave scandalo, che difficilmente potrebbe esser messo a tacere se l'ordine continuasse ad esistere e considerando i pericoli per la fede e per le anime, e gli orribili numerosi misfatti della maggior parte dei frati dello stesso ordine e molte altre giuste ragioni e cause ci siamo dovuti risolvere alle decisioni che seguono. La maggior parte dei cardinali, e almeno quattro quinti di quelli che sono stati eletti da tutto il concilio ha ritenuto più conveniente, vantaggioso e utile per l'onore di Dio, per la conservazione della fede cristiana, per l'aiuto alla Terra Santa e per molte altre giuste ragioni che si seguisse piuttosto la via di un provvedimento della sede apostolica, sopprimendo l'ordine e assegnando i beni all'uso cui erano destinati, provvedendo anche salutarmente alle persone dello stesso ordine, che non quella del rispetto del diritto alla difesa, e della proroga di questa questione. Anche in altri casi, pur senza colpa dei frati, la chiesa romana qualche volta ha soppresso ordini di importanza assai maggiore per motivi senza paragone più modesti di quelli accennati, pertanto con amarezza e dolore, non con sentenza definitiva, ma con provvedimento apostolico, noi, con l'approvazione del santo concilio, sopprimiamo l'ordine dei Templari, la sua regola, il suo abito e il suo nome, con decreto assoluto, perenne, proibendolo per sempre, e vietando severamente che qualcuno, in seguito, entri in esso, ne assuma l'abito, lo porti, e intenda comportarsi da Templare. Se poi qualcuno facesse diversamente, incorra la sentenza di scomunica ipso facto. Quanto alle persone e agli stessi beni, li riserviamo a disposizione nostra e della sede apostolica. E ne disporremo, con la grazia divina, ad onore di Dio, ad esaltazione della fede cristiana e per il prospero stato della Terra Santa, prima della fine di questo concilio. E proibiamo assolutamente che chiunque, di qualsiasi condizione o stato esso sia, si intrometta in qualsiasi modo in ciò che riguarda tali persone o tali beni, faccia, innovi, tenti qualche cosa che porti pregiudizio, in ciò, a quanto noi, conforme a quanto abbiamo detto, ordineremo o disporremo, e stabiliamo fin da questo momento che sarà senza alcun valore e del tutto vano, se qualcuno diversamente - consapevolmente o senza saperlo - tenterà qualche cosa. Con ciò, tuttavia, non vogliamo che si deroghi ai processi fatti o da farsi circa le singole persone degli stessi Templari dai vescovi diocesani o dai concili provinciali, conforme a quanto noi abbiamo con altre disposizioni ordinato.


Vienne, 22 marzo (1312), anno settimo del nostro pontificato

LA BOLLA PASTORALIS PRAEMINENTIAE

Papa Clemente V promulga la bolla Pastoralis praeminentiae, con la quale da un lato ordina che l'arresto dei Templari sia portato a termine anche nei paesi cristiani che si erano rifiutati di seguire l'esempio di Filippo; dall'altro spoglia la corona francese di ogni potestà e competenza sul processo al Tempio, reclamandone - a diritto - l'intera gestione. La ragione dell'ordine di arresto emesso dal papa è facilmente comprensibile: Clemente crede, o almeno è propenso a credere, nell'innocenza dei fratelli templari (pare addirittura che in questa fase abbia inviato delle lettere ai dignitari per confortarli nella prigionia e per esortarli a confidare nella giustizia) ma se ne ordinasse la liberazione sarebbe vittima di continui attacchi da parte di Filippo IV. Il sovrano, servendosi della propaganda, mobiliterebbe contro il pontefice folle intere tratte dalle frange avverse ai Templari, e il trono di Clemente probabilmente vacillerebbe.

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LA BOLLA MILITIA DEI

Militia Dei fu una bolla promulgata da papa Eugenio III il 7 aprile 1145, e scritta da Civita Castellana. In essa il pontefice conferma i privilegi dell’Ordine dei Cavalieri templari, ne rafforza l’indipendenza in rapporto al clero secolare e ai vescovi, permette loro di raccogliere decime, come pure di edificare cappelle proprie con annessi cimiteri dove seppellire i propri confratelli defunti. Inoltre la bolla estende la protezione apostolica alle famiglie dei Templari, come pure alle persone loro sottomesse ed ai loro beni (contadini, animali, edifici).
Questa bolla, assieme alla Omne Datum Optimum e alla Milites Templi, costituiscono la base giuridica dell’Ordine e del suo successo.

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LA BOLLA OMNE DATUM OPTIMUM

Omne datum optimum è una bolla pontificia emanata da papa Innocenzo II nel 1139. La bolla fu di vitale importanza per l'ordine dei Cavalieri templari perché ne sancì la totale indipendenza del proprio operato e l'essere esente dal pagare tasse e gabelle. Questo portò all'ordine un'importanza notevole nella Chiesa. Questa decisione fu presa dalla Chiesa solo dopo aver sancito le condizioni per poter entrare nell'ordine; esse erano molto dure allo scopo anche di provare se vi fosse una reale e vera vocazione. Queste condizioni, oltre che a spogliare l'aspirante cavaliere di ogni bene materiale, dopo un percorso di vita spirituale di tipo monastico, culminavano con l'entrata nell'ordine in cui bisognava emettere i voti di povertà, castità ed obbedienza. La data dell'emanazione della bolla Omne datum optimum è considerata storicamente l'ufficializzazione dell'ordine dei Cavalieri templari come ordine indipendente della Chiesa cattolica.


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LA BOLLA MILES TEMPLI

Milites Templi fu una bolla promulgata da papa Celestino II il 9 gennaio 1144 con l’obiettivo di incrementare i privilegi dei Templari. Essa ordina al clero di proteggere e sostenere i Cavalieri templari, e ai fedeli di contribuire alla loro causa, accordando speciali indulgenze ai benefattori e a chiunque faccia donazioni all’Ordine. Con questa bolla il papa inoltre permette ai Templari, una volta all’anno per ogni chiesa o cappella, di raccogliere questue e sollecitare elemosine e di tenerle per sé. Questa bolla, assieme alla Omne Datum Optimum e alla Militia Dei, costituiscono la base giuridica dell’Ordine e del suo successo.

Fonte: Wikipedia

LA BOLLA CONSIDERANTES DUDUM

Segna le sorti dei singoli Templari: coloro che sono stati giudicati innocenti o che si sono riconciliati davanti alle commissioni diocesane riceveranno una rendita per la propria sussistenza commisurata al rango avuto nell'Ordine, ma i relapsi saranno giudicati con il massimo rigore dalla legge canonica.

[...] "praefatum quondam Templi ordinem ae eius statum, habitum, atque nomen sustulimus, removimus et cassavimus, ac perpetuae prohibitioni subiecimus" [...]

I CAVALIERI TEMPLARI IN SCOZIA

Durante il periodo che va dal XIII al XIV secolo, l'Inghilterra, sotto il regno di Edoardo I, fu in guerra con la Scozia. Nel 1314, Edoardo II, affrontò gli scozzesi nella battaglia di Bannockburn. Secondo la leggenda, gli scozzesi vinsero grazie all'intervento dei Cavalieri templari a fianco del loro re Robert the Bruce. In realtà, in nessuno dei resoconti contemporanei o pressappoco tali della battaglia di Bannockburn si trova menzione dei Templari, e d'altronde il re come scomunicato aveva ottime ragioni per non immischiarsi con i Templari, dal momento che voleva tenersi buoni il Papa e il re di Francia. È appena il caso di ricordare che i cavalieri Templari avevano combattuto al fianco di Edoardo I nella battagli di Falkirk nel 1297. Dal punto di vista militare il re di Scozia si comportò molto bene senza dei Templari nei periodi dal 1307 al 1314 e dal 1314 al 1328, quindi tutta la storia può essere considerata come un contentino per l'orgoglio inglese - il 'vero' motivo della loro sconfitta non era imputabile all'aver conbattuto contro gli scozzesi bensì per aver dovuto affrontare una élite di cavalieri. Questa leggenda è alla base dell'istituzione del Royal Order of Scotland concesso per invito nella Massoneria.

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L'ISOLA TEMPLARE DI COELLERIA

La piccola isola Coelleira (solo due Km di diametro ma con una fonte di acqua potabile) si trova nella Spagna nord-occidentale, di fronte alla Punta do Embarcadoiro, a circa 500 metri dalla costa.
Oggi l'isola , oltre ad essere popolata dai conigli ai quali deve il nome, è il paradiso dei gabbiani (se ne contano 25 specie diverse) e costituisce un punto di transito verso l'Africa per molti uccelli migratori che arrivano fin dalla Groenlandia. Un tempo però la sua fama era dovuta alla presenza dell'antico monastero di San Miguel de la Coelleira. Da lì i monaci, su piccole imbarcazioni di pelle, raggiungevano il villaggio di Vivero (Lugo) per celebrare messa nella cappella che sarebbe diventata successivamente la prima chiesa dei frati francescani. Sono solo pochi anni che l'isola risulta totalmente disabitata, da quando l'ultimo guardiano del faro l'ha abbandonata. Dicono che il luogo possedesse ottime condizioni per l'agricoltura e ci sono persone che ricordano ancora l'eccellente grano che li vi era coltivato e l'eccezionale candore della sua farina. Nelle sue distese erbose spazzate dal vento si dice inoltre vi cresca una pianta chiamata “l'erba della fertilità”. Secondo alcuni storici il monastero di San Miguel fu fondato agli inizi del V secolo dal vescovo Consentius; per altri invece la costruzione risalirebbe al regno di Leovigildo (573-586), quando la feroce persecuzione contro i cristiani spinse diversi monaci di San Claudio de Leon a trovare rifugio e costruire case religiose in varie isole della Galizia. Documenti dell'XI secolo mostrano che Vimara Menéndez, con l'intermediazione del vescovo Gonzalo, fece una donazione nel 1095 al monastero di San Miguel de Quonicularia (ora Coelleira), conferendogli la terza parte della chiesa di San Julián de Loiva. Il monastero era una costruzione semplice di carattere tutt'altro che monumentale e mancava di tutte le comodità. Dopo molti avvenimenti questo monastero passò ad essere dimora dei Cavalieri del Tempio, o Templari, ordine militare e religioso fondato all'inizio del XII secolo da Ugo de Payns, il cui scopo originario era quello di prendersi cura della sicurezza delle vie di pellegrinaggio e difendere dai predoni saraceni coloro che si recavano ai Luoghi Santi. Si ritiene che il motivo che ha portato i Templari a stabilirsi nel monastero di San Miguel de la Coelleira possa essere dovuto alla crudele persecuzione subita ad opera del re di Francia, Filippo il Bello. Si ignora anche la ragione della loro successiva scomparsa dal luogo anni dopo, anche se Garcia Dóriga afferma che "una notte si sentì il rintocco della campana del monastero e diversi carnefici senza cuore cominciarono a sgozzare i monaci che subirono il martirio con coraggio e rassegnazione."
C'è una leggenda che racconta come da questo massacro si fosse salvato uno dei 36 monaci-guerrieri che si trovavano nell'isola il quale, a nuoto, riuscì a raggiungere l'antistante spiaggia di Xilloi e si rifugiò a Vicedo in una casa nel quartiere di Baltar, assumendo poi abiti civili. La costruzione venne da allora denominata “Casa do Paisano”. Il legame con i Templari lo si ritrova anche nella storia della nascita della stessa Vicedo: si racconta che furono questi monaci guerrieri a portare alla chiesa di San Romano di Valle l'effige di San Esteban, avvenimento in seguito al quale venne creata la parrocchia di San Esteban del Valle (attualmente Vicedo) e il santo nominato suo patrono. Un'altra versione dice invece che in una notte di grande tempesta l'immagine del santo apparve nella spiaggia di Xilloi, venne collocata su un carro di buoi che si mossero fino al luogo dove venne poi costruita la chiesa di San Esteban. Sempre Garcia Dóriga scrive anni dopo, "… sulle rive del poetico Landro, un nobile appartenente alla famiglia illustre di Bernaldo de Quirós, signore di tutte quelle zone, e sotto il cui governo si era compiuto il massacro dei monaci della suddetta isola." E la tradizione vuole che, forse per scaricare la coscienza dal peso del crimine, il signore abbia ordinato di scrivere questa clausola nel suo testamento: "Lascio trentasei masse per il bene delle anime dei trentasei frati che, per ordine del re (Filippo il Bello) ho comandato di uccidere nell'Isola Coelleira. 
Nel 1489 il vescovo Fabrique de Guzmán unì questo monastero a quello di San Martín de Mondoñedo e, nel secolo XVI in un atto del Consiglio di Mondoñedo, compare il nome Coelleira, legato all'abbondanza di conigli presenti sull'isola. Nei secoli successivi il destino dell'isola fu di essere data in locazione a diversi signori, commercianti e pescatori perdendo progressivamente di importanza finché nel secolo scorso fu adibita al posizionamento di un faro nella sua parte più alta per segnalare l'estuario di Vicedo.

Articolo di Isabel Giustiniani del sito http://www.isabelgiustiniani.com

LA MALEDIZIONE DI JACQUES DE MOLAY

Fu davanti a Notre Dame a Parigi che Filippo IV il Bello, nella volontà di distruggere l’Ordine dei Templari, fece bruciare al rogo il grande maestro dell’Ordine Jacques de Molay e i 37 cavalieri dell’Ordine accusati di eresia. Quando il grande Maestro vide il rogo chiese ai suoi giustizieri di essere rivolto verso la cattedrale: “Vi prego di lasciarmi unire le mani per un’ultima preghiera. Morirò presto e Dio sa che e’ ingiusto. Ma io vi dico che la disgrazia cadrà su coloro che ci condannano ingiustamente.” E poi rivolgendosi al papa Clemente V e al re Filippo il Bello aggiunse “Vi affido entrambi al tribunale di Dio, tu Clemente nei prossimi 40 giorni e tu Filippo prima della fine dell’anno”.
La predizione di Jacques de Molay si realizzò poiché il papa Clemente V morì un mese dopo e il re Filippo il Bello fu vittima, nello stesso anno, di un incidente di caccia a Fontainebleau. La maledizione sembra essersi protratta nel corso dei secoli come una vendetta implacabile fino alla tredicesima generazione che guarda caso, concide con la decapitazione di Luigi XVI il cui boia disse "De Molay è vendicato"proprio a dimostrazione del fatto di come la stessa Rivoluzione Francese abbia una matrice non solo esoterico-massonica ma anche templare!

Tratto da: http://italianiaparigi.wordpress.com

IL SIGILLO DEI TEMPLARI

Il sigillo ufficiale ritraeva due cavalieri sullo stesso cavallo. L'emblema, che venne interpretato durante il processo come un chiaro riferimento alla sodomia, serviva ad evidenziare la fratellanza e la povertà che erano caratteristiche principali dell'Ordine: simboleggia inoltre la doppia natura dell'Ordine: monastico-guerriero e divina-umana.





Per Sguardo Sul Medioevo, Emiliano Amici

LOUIS CHARPENTIER "I MISTERI DELLA CATTEDRALE DI CHARTRES"

All'interno della cattedrale di Chartres, nella navata laterale ovest del transetto sud, c'è una pietra rettangolare, incastrata di sbieco nelle altre lastre, la cui bianchezza risalta nettamente sulla generale tinta grigia del lastricato. Questa pietra è contrassegnata da un risalto di metallo brillante, leggermente dorato. Ogni anno, il 21 giugno, quando il sole splende, cosa che generalmente avviene in quell'epoca, un raggio, proprio a mezzogiorno, viene a colpire questa pietra bianca; un raggio che penetra da uno spazio praticato nella vetrata detta di Saint-Apollinaire, la prima del muro ovest di questo transetto. Questa particolarità è segnalata da tutte le guide ed accettata come una bizzarrìa, un divertimento del lastricatore, del vetraio o del costruttore...Trovandomi per caso a Chartres un 21 giugno, ho voluto «vedere il fatto» come una curiosità del luogo. Secondo il mio parere il mezzogiorno locale doveva situarsi tra l'una meno un quarto e l'una meno cinque dei nostri orologi... E fu effettivamente in quel momento che il punto luminoso venne a colpire la lastra. Un raggio di sole che, filtrato nella penombra, produce una macchia sull'impiantito: che c'è di così sorprendente? Sono cose che si vedono tutti i giorni... Tuttavia non potevo liberarmi da uno strano senso di incertezza. Qualcuno una volta si era preso la pena di lasciare uno spazio vuoto, un piccolissimo spazio vuoto, nella vetrata... Qualcun altro, contemporaneamente, si era preso la pena di scegliere una lastra speciale, una lastra diversa da quelle che costituiscono il pavimento di Chartres, più bianca, affinché fosse notata. Si era preso la pena di tagliare di sbieco, nella pavimentazione, un posto pari alla sua dimensione, dove poterla inserire; si era preso la pena di forarla per fissarvi quel risalto di metallo di tinta leggermente dorata: un risalto che non indicava né il centro della lastra né uno dei suoi assi. Era qualcosa di più di un divertimento di lastricatore: un lastricatore non fa un buco in una vetrata per illuminare, qualche giorno all'anno, una pietra...Nemmeno un vetraio trasforma un lastricato per mettere in evidenza la dimenticanza di una particella di vetro nella vetrata che ha appena posto... Una volontà concertata aveva ordinato questo insieme. Lastricatore e vetraio avevano obbedito ad un ordine. E quest'ordine era stato dato in funzione di un tempo determinato: il solo periodo dell'anno in cui il raggio del sole può colpire la lastra è il solstizio d'estate, quando il sole raggiunge l'apice della sua corsa verso il Nord. L'ordine era stato dato, perciò, da un astronomo. E quest'ordine era stato dato in funzione di un luogo specifico: la pietra è situata nel prolungamento del muro sud della nava- ta in mezzo alla navata laterale del transetto - ma non esattamente in centro - e l'inclinazione della pietra, evidentemente, era stata voluta; il luogo era stato scelto da un geometra.
Quando questo giochetto del «sole sulla lastra» nel solstizio d'estate si produce in una delle cattedrali più celebri dell'Occidente, in uno dei luoghi più rinomati di Francia, l'idea dell'enigma subentra nell'animo di chiunque. Subentrò anche in me. Che cos'era questo fatto che s'allontanava dalla «giusta dottrina» del catechismo, dalla teologia o dalla Leggenda dorata? Qual era questo avvertimento? E improvvisamente tutto mi sembrò pieno di mistero. La cattedrale assumeva un aspetto che le era personale e che mi sfuggiva senza tuttavia essermi estraneo. Tutto mi fu contemporaneamente, improvvisamente, estraneo e familiare. Questa volta che io, in un certo qual modo, sentivo strutturata sulla mia persona, si innalzava più alta di una casa di dodici piani; questo monumento, all'apparenza così rapidamente esplorabile avrebbe potuto contenere uno stadio; per cingere questi pilastri così ben proporzionati da essere familiari, sarebbero stati necessari quattro uomini con le braccia aperte... E niente, in tutto questo, che sia oltre le possibilità umane, niente che non sia in grado di fare l'uomo... Che cosa strana! Tutto diventava mistero ma com'era lontana ormai quell'impressione di disagio che mi aveva invaso sulla soglia del tempio di Edfou i cui piloni colossali respingono, come per allontanarvi da un mondo in cui l'uomo non ha posto. Qui, invece... persino la penombra era incantata da luci splendenti. Ogni cosa portava in sé il suo contrario: l'immensità era ospitale; l'altezza invece di schiacciare, ingrandiva. Sebbene il sole volgesse verso il mezzogiorno, era la rosa del Nord che risplendeva di mille luci. Le alte figure di Sant'Anna dal viso nero, con il Giglio e la Vergine, di Salomone e di Davide, di Melchisedech e di Aronne, sebbene immobili, vivevano di luce; sebbene ieratici, erano familiari come immagini dell'infanzia... e tuttavia la scienza delle linee e quella dei colori allontanavano ogni idea di ingenuità. Qual era dunque questa magia che mi sentivo così vicino a capire? Questo incantesimo il cui segreto stava per essermi rivelato, immediatamente, là, vicino a quella pietra, dove il sole aveva per un istante posato la sua immagine rotonda? Ci fu un attimo, lo spazio di un baleno, in cui credetti di «afferrare» Chartres e i suoi misteri, quello delle sue pietre e quello delle sue gemme splendenti...Solo Chartres era riuscita ad attrarmi. Le porte non si aprono senza chiave, né senza sesamo. Bisognava cercare le chiavi.
È difficile precisare a partire da quale momento la ricerca diventa un vizio, come accade agli amatori delle parole incrociate; ma il fatto è che io avevo messo il dito nell'ingranaggio e tutto fu una conseguenza; dallo studio di opere specializzate in rilevamenti di piani, alla formulazione di tesi presto destituite di fondamento nella comparazione delle date, da momenti d'entusiasmo a quelli di scoraggiamento, mi sono trovato immerso, a volte sino a soffocare, in un'inchiesta che risaliva dal tempo passato agli spazi presenti... Sarebbe tedioso descrivere i tortuosi cammini che ho percorso durante questa ricerca; tedioso come le ore passate sulla tavola dei logaritmi che pensavo di aver definitivamente chiuso al tempo dei miei studi liceali. Consegno oggi il risultato di questa ricerca con la speranza che possa interessare qualcuno dei miei contemporanei.
Per la maggior parte delle persone, il mistero non consiste che nell'inconsueto. Chi potrebbe meravigliarsi di ciò che vede ogni giorno? Gli abitanti delle rive del Nilo non trovano alcun mistero nelle centinaia di piramidi che costeggiano il loro fiume. Hanno detto loro che si trattava di tombe e questa spiegazione è per loro sufficiente. La cattedrale di Chartres non è per i visitatori che un monumento gotico in mezzo ad altri monumenti gotici... Meno misterioso di tanti altri perché non contiene nessuno di quei medaglioni o immagini di cui l'Adepto Fulcanelli ha così dottamente rivelato i segreti alchimistici. Tuttavia quanti misteri! Tanto più difficili da chiarire in quanto tra gli uomini di quei tempi e noi c'è stata una rottura che ha fatto precipitare tutta una forma di civiltà; che ha fatto scoppiare quella che era una civiltà in pulviscoli, in particelle di individualità.
Malgrado gli ingannevoli spazi di tempo, la distanza tra i costruttori di cattedrali e gli uomini del Rinascimento è maggiore che tra questi ultimi e noi. La maggior parte dei misteri della cattedrale di Chartres, sono misteri solo per noi, uomini del XX secolo, che abbiamo. riguardo agli uomini di un tempo, solo delle opinioni scolasticamente prefabbricate. Prendendo in considerazione anche solo l'arte gotica, questa pone un enigma al quale non è mai stata data nessuna risposta. Sappiamo tutto delle origini del romanico; se ne segue lo svolgimento di monumento in monumento e di periodo in periodo. Ma il gotico è sempre sfuggito ai tentativi di fissarne l'origine. Il problema della sua periodizzazione storica rimane irrisolto. Esso si presenta improvvisamente, senza elementi premonitori, verso il 1130, e nel giro di qualche anno, raggiunge il suo apogeo, completo e totale, senza prove né tradizioni...E lo straordinario è che si trovano, improvvisamente, maestri di bottega, artigiani, costruttori, in numero sufficiente, per intraprendere, in meno di cento anni, più di ottanta immensi monumenti. Gli storici sono persone sorprendenti. A volte si ha l'impressione che non si pongano domande. Forse è perché la loro formazione è romantica. Vi sono pochissime persone, infatti capaci di sbarazzarsi dall'idea romantica che l'«Arte» è una cosa a sé oppure che l'Arte debba essere l'espressione della personalità di un uomo, ed unicamente l'espressione di questa personalità... Questo dà un certo piacere ai fabbricanti di opere d'arte, e più ancora ai trafficanti di opere d'arte. A questa stregua il gotico è ricondotto al rango di una semplice moda... Si faceva del gotico perché era di moda, come si era fatto del romanico perché era di moda. Tuttavia, coloro che costruirono Chartres non pensavano certamente ad animare con uno slancio verticale, il paesaggio orizzontale della Beauce. Non avevano, nel modo più assoluto, il nostro attuale concetto di «Arte». Non avrebbero certo iniziato a costruire una cattedrale se non l'avessero giudicata «utile» e sarebbe strano che non l'avessero concepita in maniera decisamente «razionale» ... Tutto ciò che noi non comprendiamo, che ci sembra misterioso, o che prendiamo per estro di un architetto o di un fabbricante di immagini, tutto ciò ha una sua ragione d'essere; una ragione d'essere eminentemente utilitaria, anche se non riusciamo a renderci conto con precisione quale fosse questa utilità. Non è certamente per un motivo casuale, anche se artistico, che la chiesa è situata là dove si trova, non è certo un caso se ha un'orientazione inconsueta alle chiese cattoliche: la forma della sua ogiva, la sua larghezza, la sua lunghezza, la sua altezza non sono il risultato delle riflessioni di un esteta...In altre parole, i rapporti di lunghezza, larghezza, altezza, della cattedrale, non sono stati scelti per «renderla graziosa», ma perché sono il risultato di una necessità alla quale i costruttori non potevano sottrarsi; necessità, potremo dire, oggettiva. Parimenti, l'ogiva deriva da una necessità che è l'altra parte più fisiologica che architettonica e queste famose vetrate che non si è mai potuto né analizzare né riprodurre, e che hanno, inondate di luce, proprietà così straordinarie, sono state concepite in questo modo per necessità... Tutto è stato collocato per agire sull'uomo, sugli uomini; tutto, sino al minimo particolare; sino a questo labirinto attualmente invaso di sedie; sino a questa lastra illuminata dal sole di mezzogiorno del solstizio di Saint-Jean-d'Eté...E poi c'è un altro aspetto della questione al quale generalmente non si pensa. Ed è che tutte queste cose, dalle fondamenta ai minimi particolari, sono state realizzate da persone che sapevano quel che facevano... E mistero si aggiunge a mistero perché si ignora chi fossero queste persone, e donde provenisse la loro scienza...E questa scienza era molto grande. Notre-Dame ha settecento anni; essa ha subito, con gli ineluttabili danni provocati dal tempo, almeno un gravissimo incendio e, tuttavia, non ha mai avuto bisogno di essere consolidata, puntellata, restaurata, tranne in qualche piccolo dettaglio... E questi straordinari architetti che la progettarono, questi costruttori che la edificarono, noi in realtà non li conosciamo. Li conosciamo così poco che a volte ci si può chiedere se il mistero non sia stato creato attorno ad essi per qualche ragione d'interesse politico o per qualche altro motivo; se questo mistero non sia stato voluto fin dall'origine, come per sottrarli ad ogni inchiesta o... inquisizione. Tralascio, per il valore che ha, la spiegazione semplicistica che tutto ciò non ha altra fonte che la Fede. La Fede solleva, forse, le montagne, e queste persone, indubbiamente avevano la fede, ma ci vuole altro per equilibrare la più larga volta gotica conosciuta (ed anche una delle più alte): è necessario avere anche delle conoscenze scientifiche. Allora sorge un nuovo mistero. Donde proveniva questa scienza? Ci rappresentano sempre il Medio Evo come un'epoca oscurantista, ma c'è molto di falso in questa affermazione... È l'epoca della crociata contro gli Albigesi, è l'epoca della nascita dell'inquisizione domenicana, è l'epoca dei roghi...Come conciliare tutto questo? Cluny si spiega con i suoi monaci saggi... Ma non Chartres, Amiens, o Sens, o Reims, che non hanno nulla di monacale, che sono templi popolari, costruiti per il popolo, e da laici, cioè da persone appartenenti a questo popolo «ignorante»...Ma in che modo questo popolo ignorante è riuscito a fornire la quantità di carpentieri, di muratori, di tagliapietre, di «fabbricanti di immagini» - così sapienti - necessari per costruire questi immensi «vasi di pietra»? Bisogna ricordare che, solo nella Francia del Nord, al tempo in cui si costruiva Chartres, vi erano quasi venti cattedrali in costruzione, della stessa importanza... E quante chiese minori! Tutte fatte a mano, oserei dire, aventi come solo motore il muscolo umano che mette in azione la mano umana... E bisogna anche pensare che tutta la Francia non doveva avere più di quindici milioni di abitanti... Allora sorge un altro mistero, quello del finanziamento. Nonostante tutta la loro fede, gli operai non lavoravano senza essere pagati... E tutti gli storici sono concordi nel dire che il popolo era povero; cosa che certamente è vera. Allora. donde viene il denaro? Donatori? I loro nomi sono scritti sui registri. Essi donano chi un altare, chi una pala, chi una vetrata. Bazzecole, in confronto all'opera nel suo complesso. Vi sono le questue, ben inteso; a volte delle imposte sui mercati; per Chartres: i pellegrini. Ma i pellegrini non hanno con sé gran quantità di denaro. E ancora il mercato di una piccola borgata non doveva avere una grandissima importanza...Allora bisogna cercare di ragionare logicamente, almeno nelle cose che sono accessibili alla logica umana. Che questa fioritura di cattedrali sia stata voluta e che sia stata voluta da un «organismo» che aveva la scienza necessaria per costruirle, che aveva a disposizione costruttori competenti, che aveva i mezzi per finanziare questi costruttori. Infine, ultima evidente condizione, essi dovevano essere religiosi... Ma il clero secolare, vescovi, canonici, preti, non avevano né la sufficiente esperienza né, ad eccezione delle grandi metropoli, i mezzi per attuare ciò. Solo i grandi Ordini monacali, soprattutto quello benedettino e cistercense, possedevano insieme i mezzi e costruttori; ma riservavano queste forze per le loro abbazie. Né i monaci di Cluny né quelli di Citêaux hanno costruito Chartres... Da un mistero ricadiamo in un altro. E un altro ancora: perché questa chiesa magnifica, immensa, fu costruita in quella borgata che era Chartres? Una chiesa per la cui costruzione furono mobilitati, non possiamo dubitarne, i migliori tra i più abili maestri di bottega, muratori, tagliatori di pietra, scultori, carpentieri.
Chartres sarebbe dunque un luogo privilegiato?

Immagine tratta da Wikipedia, Autore Andreas F. Borchert



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